09 Gen
Dal 3 al 6 novembre 2019, anche quest’anno, si è svolto il Viaggio della memoria ad Auschwitz, Birkenau e Neuengamme organizzato dal Comune di Roma, in collaborazione con la Comunità ebraica e la Fondazione Museo della Shoah, per favorire una maggiore consapevolezza e conoscenza tra gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di una delle pagine più tristi della Storia: l’Olocausto. Un percorso di sensibilizzazione e un’esperienza di riflessione, dunque, il cui valore formativo ed educativo è stato reso ancora più incisivo dalla presenza di Sami Modiano e Andra Bucci, sopravvissuti ai campi di concentramento e guide preziose in questo viaggio e percorso di formazione. Il valore e l’importanza che tale esperienza ha rappresentato per i ragazzi dell’istituto E. Fermi, tra le scuole ad aver preso parte all’iniziativa, è racchiuso nelle loro parole e testimonianze, nelle quali è possibile leggere il segno indelebile che queste giornate hanno lasciato in ognuno di loro.
Il viaggio ad Auschwitz è stata una delle esperienze più belle e importanti della mia vita
che tutti, secondo me, almeno una volta dovrebbero fare, perché è un’occasione che ti
arricchisce e ti lascia un segno profondo. Sentire parlare della Shoah o studiarla sui libri
di scuola non basta a rendere l’idea di quello che realmente è stato e ha significato per
le vittime di questa tragedia. Spesso si parla del genocidio degli ebrei puntando
l’attenzione sul numero esorbitante delle morti, soffermandosi soprattutto sull’aspetto
quantitativo della deportazione, mentre questa esperienza rappresenta un’opportunità
per guardare al di là di quei numeri e scoprire che dietro quelle cifre ci sono tante
persone con storie e vite tutte diverse e uniche, uccise non soltanto fisicamente ma
anche psicologicamente; il dolore che si prova nel vedersi togliere ogni diritto ed essere
costretti a restare impotenti di fronte alle violenze esercitate sui propri amici e familiari,
infatti, è qualcosa che solo chi l’ha vissuto può, forse, riuscire a spiegare. Il campo di per
sé è desolante, ti trasmette angoscia, ti parla… di morte. Trovandomi solo davanti a
questo luogo di massacro non sono riuscito a non immedesimarmi, avevo paura, io che
lo stavo soltanto visitando… È palpabile il terrore che ancora echeggia tra quei, ormai,
ruderi distrutti dalla guerra e dal tempo. Il posto di per sé suscita già il suo effetto, però
sentire i racconti dei sopravvissuti, proprio in quei luoghi da dove sono riusciti a
scappare e dove hanno sofferto come animali al macello, è veramente raccapricciante e
lascia un segno indelebile nell’anima, ti colpisce dentro in profondità. Tante sensazioni
non sono spiegabili a parole, le vivi e faranno parte per sempre. Ci sarebbero troppe
altre cose da dire, ma queste bastano e avanzano, per me sono le più importanti da
comunicare.
Adriano Onori 5A
Nonostante i numerosi programmi televisivi, i documentari, le uscite didattiche e i libri di
storia, l’olocausto oggi viene percepito come qualcosa di molto lontano, non ci tocca più
da vicino, forse perché spesso la morte ci viene spiegata con i numeri, per di più così
grandi da non poter essere, a volte, nemmeno comprensibili.
Qualcosa che non potrà mai essere ridotto a una cifra numerica, però, è il dolore di un
bambino nel non poter riconoscere più la sorella o quello di un padre che come unica
scelta rimasta ha solo la morte: quello che Sami Modiano ha vissuto e quello che ci oggi
ci racconta.
Questo viaggio non è stato un comune viaggio d’istruzione; abbiamo avuto la possibilità
di visitare posti intrisi di una sofferenza inimmaginabile e ciò che ha reso questa
esperienza così unica e diversa da tutte le altre è stata la testimonianza diretta di chi
questo dolore lo ha vissuto sulla propria pelle. Una baracca qualsiasi, tra quelle che si
trovano a Birkenau, viene vista con altri occhi se la signora Andra racconta di come
giocava intorno ai cadaveri proprio lì davanti, la Rampa (dove i prigionieri entravano nel
campo) assume un aspetto ben diverso se Sami imita il gesto con il quale il generale
decideva chi meritava di vivere e chi no, un edificio scolastico, infine, può essere il
peggiore dei luoghi, nel momento in cui Andra parla di come suo cugino, Sergio, è stato
sottoposto a crudeli esperimenti e poi è stato ucciso.
Studiare l’olocausto a scuola, leggere libri, vedere film e documentari aiuta a sapere, a
volte ci fa anche emozionare, ma per evitare di commettere di nuovo gli stessi errori
bisogna Ricordare, e ricordare non è solo conoscere, dev’essere una vera e propria
presa di coscienza.
Poter sentire la voce dei sopravvissuti dei campi e ascoltare le loro testimonianze, è
stata un’occasione unica, che inevitabilmente ci ha reso testimoni anche noi, e quando
Sami e Andra non potranno più condividere con noi la loro storia, sarà sicuramente
responsabilità nostra continuare a farlo.
Denis Mendez Dedej 5D
Il viaggio della memoria organizzato dal Comune di Roma è stata un’occasione unica
per comprendere meglio la Shoah e per confrontarsi con aspetti della storia che, per
quanto analizzati dai libri di testo e dagli studiosi, acquistano un significato diverso
quando si entra in contatto diretto con i testimoni. Sami e Andra, infatti, ci hanno
raccontato in prima persona com’era la vita nel campo di Auschwitz, ricordando alcuni
dei momenti peggiori che sono stati costretti a vivere in quegli anni tremendi e di come
poi, una volta tornati in libertà, pur iniziando una nuova vita, non sia stato mai più
possibile per loro dimenticare .
Federico Garritano 5G
Nella prima settimana di Novembre, insieme ad altri tre alunni dell’ITIS Fermi (ed
innumerevoli altre scuole che hanno partecipato all’iniziativa) mi è stata data la
possibilità di partecipare al viaggio della memoria ad Auschwitz. Poiché ho sempre
voluto visitare i campi di concentramento e sterminio, data la mia totale ignoranza in
materia, questa è stata un’occasione d’oro che naturalmente ho colto. Ho sempre
considerato l’olocausto e il nazismo una parte di storia oscura e sconosciuta, e mi ha
fatto piacere ricevere delle delucidazioni in prima persona. Appena arrivato a Cracovia,
sono rimasto fin da subito sorpreso dalla città, pulita ed ordinata, perfettamente
funzionante, nonostante mi aspettassi una città devastata dalla guerra, edifici mal
costruiti e rovine ancora visibili a testimoniare le tragedie consumate in quel posto. Con
la visita al ghetto, mi sono reso subito conto, con l’aiuto di alcuni monumenti simbolici,
quanto le atrocità commesse nella città hanno lasciato un segno indelebile a
caratterizzare l’ex capitale. Una storia particolarmente affascinante, che mi è rimasta in
mente, è stata quella del farmacista Tadeusz Pankiewicz che, con la sua impresa
farmaceutica, riuscì ad aiutare tanti cittadini ad evitare di essere deportati. Il secondo
giorno, abbiamo raggiunto Birkenau e, all’interno del campo, abbiamo ascoltato l’intera
agghiacciante storia del sopravvissuto Sami, che ha raccontato la propria vita da
fanciullo dentro il campo, dov’è stato brutalmente separato dalla propria famiglia. Mi
sono sentito molto rattristato ad ascoltare quel racconto in particolare, non perché non
sapessi delle azioni commesse dai nazisti, ma per l’emozione di Sami nel narrarle. Una
volta arrivati ad Auschwitz, vero e proprio, mi ha colpito la frase “Arbeit Macht Frei” che
in italiano si traduce: ”Il lavoro rende liberi”. Quest’enorme bugia, pensai, costò la vita a
milioni di persone, che fino a qualche anno prima vivevano la loro vita spensieratamente.
Nonostante conoscessi già i contenuti del museo, vederli in prima persona è stato molto
diverso. Il culmine del viaggio, però, lo abbiamo raggiunto alla scuola di Bullenhuser
Damm, dove abbiamo sentito la storia degli undici bambini sottoposti a diversi
esperimenti da parte di un medico tedesco. L’esperienza vissuta durante questo viaggio
mi ha sicuramente insegnato molto, ma soprattutto ha permesso a tutti coloro che erano
presenti di essere testimoni di un capitolo della storia che non dovrà più ripetersi.
Dario Contini 5F
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